Frattura del piatto tibiale

INTRODUZIONE
Le fratture del piatto tibiale sono fratture articolari e, coinvolgendo un'articolazione che sopporta importanti carichi di lavoro, hanno prognosi incerta. Il meccanismo traumatico a volte è di difficile comprensione anche se solitamente è di tipo indiretto e si realizza per compressione del condilo femorale sull'emipiatto tibiale sottostante. L'emipiatto tibiale esterno si frattura più frequentemente di quello interno; questo è dovuto al fisiologico valgismo del ginocchio, alla trabecolatura dell'osso che nell'emipiatto esterno è meno resistente di quello interno e perchè i traumi si realizzano più spesso in valgo. Si possono verificare anche fratture bicondiloidee la cui incidenza è inferiore rispetto alle precedenti. 


CLASSIFICAZIONE
Distinguiamo tre differenti tipi di frattura: 

  • fissurazione
  • compressione
  • fissurazione-compressione. 

La fissurazione porta alla formazione di un cuneo osseo che si stacca dalla estremità prossimale di tibia; sono più frequenti nei giovani perchè provocate da traumi ad alta velocità. La frattura per compressione produce un'impronta sull'emipiatto per impattamento del condilo femorale; si realizza prevalentemente in persone anziane soprattutto se affette da osteoporosi. La fissurazione-compressione presenta entrambe le caratteristiche. 

CLINICA
Il dolore è sempre presente, viene esacerbato dalle manovre semeiologiche e può essere diffuso a tutta l'articolazione. La tumefazione è solitamente importante e può richiedere l'esecuzione di artrocentesi. La diffusione del versamento articolare negli spazi periarticolari provoca la lacerazione della capsula. Difficilmente si hanno complicazioni vascolari e/o nervose (paralisi del nervo sciatico-popliteo-esterno).  Le lesioni legamentose sono rare mentre più frequenti sono le lesioni meniscali associate. 

ESAMI STRUMENTALI
La diagnosi radiografica viene posta con l'esecuzione di proiezioni standard (antero-posteriore e laterale); la proiezione obliqua può essere d'aiuto nel caso in cui vi sia un dubbio diagnostico. L'anatomia della frattura viene studiata sottoponendo il paziente a Stratigrafia e TAC capaci di informare accuratamente sulle caratteristiche della frattura. 

TRATTAMENTO
Il trattamento può essere conservativo, chirurgico a cielo aperto o in artroscopia. Quest'ultima metodica consente di trattare agevolmente eventuali lesioni meniscali e/o legamentose associate. Il trattamento conservativo può essere eseguito mediante l'applicazione di un apparecchio gessato femoro-podalico per un periodo di 3-6 settimane, oppure mediante la tecnica di trazione e mobilizzazione che consente di mantenere una corretta riduzione e allineamento della frattura pur mobilizzando passivamente e attivamente l'articolazione. Il paziente dovrà mantenere la trazione per un tempo variabile dalle 4 alle 18 settimane. Il trattamento conservativo è indicato nelle fratture composte o poco scomposte. Il trattamento chirurgico a cielo aperto prevede l'utilizzo di viti e/o placche metalliche a seconda del tipo di frattura. Nei gravi infossamenti e nelle importanti scomposizioni può essere richiesta una zappatura dell'osso. 

TEMPI DI RECUPERO
A seconda della gravità del trauma, dell’età del paziente e della natura stessa della frattura, sono differenti i tempi di interventi da effettuarsi come primo step di un percorso di completa guarigione. In alcuni casi è sufficiente ricomporre la frattura tramite immobilizzazione dell’arto con apposite fasciature o tutori del ginocchio; mentre di fronte ai traumi più gravi si rende necessaria un’operazione chirurgica per la rimozione della frattura, con l’eventuale inserimento di placche metalliche e la relativa ricostruzione dell’articolazione.

Una volta terminato il periodo di assoluto riposo a carico dell’arto si può iniziare un percorso di fisioterapia della frattura del piatto tibiale. In questi casi è di fondamentale importanza affidarsi solo a fisioterapisti esperti e qualificati, che possano valutare un percorso riabilitativo corretto. Questa fase della cura è determinante tanto quella dell’eventuale operazione chirurgica: un trattamento fisioterapico scorretto potrebbe determinare una non completa guarigione del trauma e eventuali ripercussioni sulle capacità motorie del paziente.

La prima fase della fisioterapia della frattura del piatto tibiale prevede un ciclo di esercizi da eseguire in scarico totale, (es: in acqua. Il paziente sfrutterà la mancanza di gravità dell’acqua per effettuare i primi piccoli movimenti a carico dell’articolazione, con cicli molto brevi e non affaticanti) questo è il momento in cui si inizia a ripristinare l’elasticità del ginocchio e la muscolatura, ridotta a causa del lungo mancato movimento.

Il successivo step è quello di iniziare un percorso combinato di esercizi in scarico e fisioterapia mirata al recupero del carico dell’articolazione, ossia il trattamento del fisioterapista è incentrato sul far recuperare al ginocchio la capacità di sostenere il peso del corpo. Con i seguenti cicli di fisioterapia si arriva progressivamente a recuperare la completa elasticità del ginocchio, tornando a un ripristino totale di tutte le sue funzionalità. Proprio per questo motivo è bene ricordarsi di scegliere con accuratezza il proprio fisioterapista e di non trascurare questa importante fase del trattamento.

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