Pubblicità e Marketing: lo tsunami che si abbatterà.

Il marketing è uno strumento strategico decisivo per operare con efficacia sui mercati, per interpretare al meglio le esigenze e le istanze tradurle in soluzioni. Svolge un ruolo guida nell’orientamento dei processi di comunicazione sia in quella di prodotto che in quella dedicata alla presenza ad eventi.

Ultimamente il mercato della fisioterapia ha subito una forte spinta pubblicitaria, che porterà di qui a breve l'utenza di pazienti a scegliere un centro piuttosto che un altro. Non sarà più infatti la qualità del trattamento ad essere prioritaria nella decisione della persona che deve curarsi. Bensì, sempre di più nell'ultimo periodo, la presenza di sconti, promozioni o convenzioni che la struttura offre all'utenza sarà la ragione per la quale l'individuo sceglierà una clinica invece di un'altra.

Colpa della crisi? Sicuramente la persona bisognosa di cure, anche per colpa dello stato di crisi economica in cui riversano numerose famiglie italiane, prima di fare un qualsiasi trattamento si farà i conti in tasca, a differenza di quanto poteva accadere 30 anni fa. Considerando che ormai i centri convenzionati sono centri privati "camuffati", stiamo assistendo ad una vera e propria svalutazione del mercato della fisioterapia. Un'asta al ribasso per aggiudicarsi il maggior numero di "clienti". Al diavolo la qualità del trattamento, mille volte meglio la quantità a prezzi dimezzati.

Groupon, Let's bonus e altri siti del genere, sono diventati la vetrina principale di alcune strutture "all' avanguardia", che salendo sull'onda del consumismo, tra pochi anni saranno le principali responsabili dello tsunami che si abbatterà su tutta la popolazione. Non si può svalutare un mercato come quello della fisioterapia. In questo modo si aprono i portoni dell'abusivismo, della qualità scarsa, dell'occasione da non perdere. Si perdono invece tutti i valori e le credenziali che la professione sanitaria deve conservare a prescindere.

Il mercato della sanità non dovrebbe esistere. Anche solo pensarlo sarebbe un reato.

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