La capsulite adesiva primaria e la spalla congelata sono termini correnti utilizzati per descrivere un esordio insidioso della rigidità dolorosa dell'articolazione gleno-omerale. La capsulite adesiva secondaria, d'altra parte, è associata ad una condizione patologica della spalla (ad esempio una frattura dell'omero, una lussazione di spalla, una necrosi avascolare, un'osteoartrite, o un ictus) La capsulite adesiva primaria colpisce dal 2% al 3% della popolazione generale ed è la principale causa di dolore alla spalla e disfunzione nei soggetti di età compresa tra 40 a 70 anni. Shaffer et al. hanno rilevato che né il dolore né il movimento di restrizione presente in soggetti con capsulite adesiva primaria è stato correlato all'età, alla menopausa, alla mano dominante, al lato affetto, alla natura dell'insorgenza, alla durata dei sintomi o ad altre condizioni mediche associate.
Arm Squeeze Test: un test diagnostico per differenziare il dolore alla spalla.
Introduzione
Le cause di dolore localizzato nei pressi della regione della spalla sono spesso difficili da scoprire e diagnosticare perché potrebbero provenire da una sofferenza di natura diversa, come ad esempio da un'irritazione della radice nervosa cervicale o da numerose patologie intrinseche della spalla. Inoltre, è difficile ottenere una diagnosi corretta perché le due condizioni sono spesso concomitanti durante l'età media e avanzata. Questo perché condividono pattern di innervazione comuni con una sovrapposizione della muscolatura.
Le cause di dolore localizzato nei pressi della regione della spalla sono spesso difficili da scoprire e diagnosticare perché potrebbero provenire da una sofferenza di natura diversa, come ad esempio da un'irritazione della radice nervosa cervicale o da numerose patologie intrinseche della spalla. Inoltre, è difficile ottenere una diagnosi corretta perché le due condizioni sono spesso concomitanti durante l'età media e avanzata. Questo perché condividono pattern di innervazione comuni con una sovrapposizione della muscolatura.
L'analisi della curvatura acromiale e le sue relazioni con lo spazio sub-acromiale.
INTRODUZIONE
Gli studi sulla morfologia dell'acromion hanno acquisito importanza fin dal lavoro di Neer. Sulla base delle analisi su cadaveri umani e sulle osservazioni cliniche, Neer ha descritto la sindrome da impatto (IS) un'associazione tra la morfologia acromiale e un'entità clinica caratterizzata da shock meccanici ripetuti causati dalla cuffia dei rotatori nello spazio subacromiale.
Successivamente, altri autori hanno confermato l'associazione tra la forma dell'acromion e le lesioni alla cuffia dei rotatori (RCI). C'è una grande varietà di forme dell'acromion nella popolazione. Bigliani et al. hanno proposto un sistema di classificazione per l'acromion da uno studio su 140 spalle di cadaveri umani. Essi hanno identificato tre tipi di acromion: piatto (tipo I), curvo (tipo II) e ad uncino (tipo III). Più è curvo l'acromion, maggiore è la probabilità di diminuzione dello spazio subacromiale, con conseguente sviluppo di una IS e di una lesione alla cuffia dei rotatori.
Gli studi sulla morfologia dell'acromion hanno acquisito importanza fin dal lavoro di Neer. Sulla base delle analisi su cadaveri umani e sulle osservazioni cliniche, Neer ha descritto la sindrome da impatto (IS) un'associazione tra la morfologia acromiale e un'entità clinica caratterizzata da shock meccanici ripetuti causati dalla cuffia dei rotatori nello spazio subacromiale.
Successivamente, altri autori hanno confermato l'associazione tra la forma dell'acromion e le lesioni alla cuffia dei rotatori (RCI). C'è una grande varietà di forme dell'acromion nella popolazione. Bigliani et al. hanno proposto un sistema di classificazione per l'acromion da uno studio su 140 spalle di cadaveri umani. Essi hanno identificato tre tipi di acromion: piatto (tipo I), curvo (tipo II) e ad uncino (tipo III). Più è curvo l'acromion, maggiore è la probabilità di diminuzione dello spazio subacromiale, con conseguente sviluppo di una IS e di una lesione alla cuffia dei rotatori.
Sviluppo di un protocollo non chirurgico per trattare la sindrome da conflitto femoro-acetabolare (FAI).
INTRODUZIONE
La sindrome da impingement femoro-acetabolare (FAI) è un disturbo clinico dei movimenti dell'anca connesso ad una triade di sintomi, segni clinici e risultati di imaging. Rappresenta un contatto prematuro sintomatico tra la porzione prossimale del femore e l'acetabolo. Tipicamente, la morfologia dell'anca sviluppa delle forme che predispongono all'urto, spesso descritte con i termini di CAM (tipo 1) e PINCER (tipo 2). L'epidemiologia della morfologia di tipo 1 e di tipo 2 non è ben definita, ma può essere presente nel 30% della popolazione generale. Non tutti i pazienti con una morfologia simile sviluppano la sindrome, e il trattamento di coloro che presentano questa problematica è controverso. Nel corso degli ultimi 10 anni, un numero crescente di pazienti sono stati trattati per la sindrome FAI cambiando la morfologia con la chirurgia, più frequentemente tramite artroscopia. La chirurgia ha dimostrato di fornire miglioramenti nei sintomi del paziente, anche se le aspettative del paziente non sono sempre soddisfatte.
La sindrome da impingement femoro-acetabolare (FAI) è un disturbo clinico dei movimenti dell'anca connesso ad una triade di sintomi, segni clinici e risultati di imaging. Rappresenta un contatto prematuro sintomatico tra la porzione prossimale del femore e l'acetabolo. Tipicamente, la morfologia dell'anca sviluppa delle forme che predispongono all'urto, spesso descritte con i termini di CAM (tipo 1) e PINCER (tipo 2). L'epidemiologia della morfologia di tipo 1 e di tipo 2 non è ben definita, ma può essere presente nel 30% della popolazione generale. Non tutti i pazienti con una morfologia simile sviluppano la sindrome, e il trattamento di coloro che presentano questa problematica è controverso. Nel corso degli ultimi 10 anni, un numero crescente di pazienti sono stati trattati per la sindrome FAI cambiando la morfologia con la chirurgia, più frequentemente tramite artroscopia. La chirurgia ha dimostrato di fornire miglioramenti nei sintomi del paziente, anche se le aspettative del paziente non sono sempre soddisfatte.
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